Spedizione gratuita in Italia per tutti gli ordini superiori a 120€
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In presenza

Camera con vista

Ogni terza domenica del mese da gennaio a maggio 2024 dalle 10 alle 12.30 nella sala 8 della Pinacoteca di Brera (21 aprile e 17 maggio i prossimi!) - Visita non guidata dell'immaginario. Un gioco di visioni dal quadro al libro e ritorno a cura di SpazioB**K con Paolo Colombo ed Elisa Zappa

Primo incontro Camera con vista, 15 gennaio 2023

BREVE DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÁ 

A fine 2022 la Pinacoteca di Brera, grazie all’invito di James Bradburne, coinvolge la libreria Spazio B**K di Milano per portare i libri illustrati lungo il percorso museale e creare uno spazio dell’immaginazione dove convivano sguardi personali e collettivi per interrogare le immagini e moltiplicare le letture.
Dopo il successo di pubblico di tutte le età la Pinacoteca rinnova l’incarico per tutto il 2023-24!
L’esperienza si arricchirà di una poltrona di lettura dedicata agli adulti, una bacheca per raccogliere parole e disegni prodotti durante i vari appuntamenti e di nuovi libri!

Dal 22 ottobre 2023 fino maggio 2024 la terza domenica di ogni mese dalle 10 alle 12.30
nella sala 8 della Pinacoteca di Brera
un’esperienza libera di connessione tra le opere d’arte e le immagini dei libri illustrati, aperta a tutte le età, per leggere con occhi diversi. 

Vi aspettiamo domenica 22 ottobre 2023, poi regolarmente 19 novembre, 17 dicembre 2023 e ogni terza domenica del mese da gennaio a maggio 2024
Incontro gratuito senza prenotazione per chi acquista il biglietto del museo. Con Brera cars si può anche tornare! L’entrata vale tre mesi!

Entrando nella sala, i visitatori di tutte le età troveranno la casetta dei libri: un’esposizione mobile di libri e albi illustrati di tutti i generi e da tutto il mondo, da sfogliare in libertà.
A tutti i curiosi verrà proposto un “gioco di visioni” per mettere in relazione la grande opera dei fratelli Bellini con le immagini dei libri e creare un’installazione temporanea ispirata al binomio fantastico “casa-altrove”.

DESCRIZIONE IN DETTAGLIO DEL PROGETTO

“Coabitare”: le immagini nei libri e nei quadri

Come la Pinacoteca ospita i quadri sulle proprie pareti, così i libri illustrati sono piccole gallerie portatili di immagini. Il museo è la casa dei quadri nella loro dimensione pubblica, aperta a tutti, e ospita la Casetta dei libri, che co-abita lo spazio museale, ma anche le Casette allestite dai visitatori, dove quadri e libri con figure si incontrano moltiplicando le visioni, le associazioni, i punti di vista, gli sguardi, le prospettive.

Libri e quadri coabitano nel museo e aiutano a costruire lo stesso spazio dell’immaginario.

 

“Tutta colpa della giraffa”

La giraffa raffigurata nel quadro dei fratelli Bellini nella sala 8 è diventata piano piano la protagonista della nostra proposta: è stata la scintilla da cui è nata l’idea del nostro gioco, da lei è nata la prima delle tre domande-guida del gioco stesso, compare nell’immagine dei materiali informativi, il “giallo giraffa” è stato scelto come colore distintivo del progetto.

Solo in seguito abbiamo scoperto che proprio una giraffa era stata “responsabile” della nascita della “Casetta dei libri”, attraverso il libro scritto dal direttore della Pinacoteca “Tutta colpa della giraffa” e dal suo incontro con una bambina di tre anni. Il nostro progetto desidera essere un’ulteriore propagazione di quell’“effetto farfalla” che da un libro ha condotto a una visita al museo, alla nascita di un altro libro ancora, alla costruzione di una prima casetta dei libri e in seguito di tante altre, comprese quelle previste dalla nostra proposta. È proprio il caso di dire, “è tutta colpa della giraffa”!

La sala

La sala 8 è il luogo dove si svolge l’attività, che è stata pensata specificamente per questo spazio e per entrare in dialogo con esso.
I visitatori della Pinacoteca incontreranno un luogo predisposto ad accogliere chi desidera fermarsi senza impedire la visita e il passaggio agli altri.
Troveranno la Casetta dei libri, con parte dei libri esposti sul tetto e altri dentro, dei tappeti gialli rotondi oppure degli sgabelli dove possono fermarsi a leggere e alcune casette di cartone allestite a scopo dimostrativo e disposte già in modo circolare, ma senza fare un cerchio completo: è uno spazio aperto, che ha bisogno della cooperazione dei visitatori stessi per essere costruito.
Due espositori, uno in italiano uno in inglese, raccontano l’attività e come procedere; due di noi saranno sempre presenti per accogliere i visitatori, illustrare loro la proposta, accompagnarli restando a disposizione senza interferire col loro gioco libero e individuale. 

Il quadro

Il quadro scelto come “compagno di giochi” è il più grande che troneggia nella sala, la “Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto” dei fratelli Bellini.
Il gioco consiste in un viaggio che parte dall’osservazione del quadro, conduce ai libri e alle infinite immagini che contengono, per poi tornare al quadro di partenza.
Ogni immagine racconta tante storie insieme, ma entrando in dialogo con altre immagini le storie si moltiplicano esponenzialmente, così come le loro interpretazioni, che negli occhi e pensieri dei visitatori si declinano in modo personale e imprevedibile, e danno conto della incalcolabile varietà e ricchezza dei nostri sguardi.

Del quadro abbiamo selezionato tre dettagli, apparentemente minori rispetto al soggetto principale dell’opera, perché “Dio è nei dettagli” (oppure “il diavolo”, a seconda di quale detto popolare si prediliga!) e perché gli autori stessi invitano gli spettatori a inoltrarsi nelle figure marginali, nei particolari in secondo e terzo piano, girovagando con lo sguardo nello spazio del quadro.

La forte connotazione “architettonica” dell’opera (come delle altre presenti nella medesima sala) invita a riflettere sulla relazione tra le persone e lo spazio che abitano; così nella proposta di gioco abbiamo seguito il suggerimento metaforico della “Casetta dei libri” proponendo ai visitatori di allestire una propria casa delle immagini che si affacci, come gli edifici ai lati del quadro, su una piazza centrale, che è la sala del museo.

La piazza di Alessandria d’Egitto è narrata nel quadro come un luogo fisico, ma un’attenta osservazione lo rivela anche come spazio immaginario, dove realtà e finzione si sovrappongono. Basti pensare alla Basilica di San Marco “travestita” da moschea, alle torri e obelischi sullo sfondo, ai vestiari orientaleggianti, alla fantasiosa restituzione della giraffa, al ritratto di Dante e del pittore stesso inseriti nella folla. Questa piazza è un luogo dove si incontrano tempi e luoghi diversi, stili, personaggi, modi di vestire diversi, culture, religioni, architetture, narrazioni diverse che creano un altrove immaginario, vicino (Venezia) e lontano (Alessandria) al tempo stesso.

I libri entrano nello stesso spazio, fisico e simbolico, per rilanciare questo gioco in cui l’invenzione si innesta sulla realtà facendo nascere visioni nuove, per favorire incontri di epoche e luoghi lontani, incrociando lo sguardo del singolo con una folla di occhi.

D’altra parte, non era forse ad Alessandria d’Egitto la più grande biblioteca dell’antichità?

Le domande

Il gioco consiste nel rispondere, attraverso un’immagine, a una domanda che abbiamo associato a un dettaglio del quadro. Ogni visitatore sceglie a quale rispondere fra le tre domande che incontra, con fiducia nel potere generativo del domandare, sulla ricchezza e fecondità di uno “sguardo interrogante” che sia l’arte che i libri nutrono e costruiscono.

A una domanda posta da un’immagine, si risponde con un’altra immagine, che entra in dialogo con la prima e che è scelta tra una folla di possibili altre immagini, che contengono a loro volta infinite altre domande.

Sono tre domande concrete che nascono dall’osservazione del quadro, ma le possibili risposte sono tante quante i singoli partecipanti all’attività. La ricerca di un’immagine nei libri (che può essere una doppia pagina, una singola illustrazione, un dettaglio isolato dal resto) mette in relazione il visitatore non solo col quadro di partenza, ma anche con la propria personale esperienza: la domanda serve a mettere in vibrazione il bagaglio del vissuto e dell’immaginario di ciascuno con le immagini che vede e che deve mettere in relazione.

L’esplorazione dei libri

Nella “Casetta dei libri” i visitatori incontrano 120 libri illustrati di tutti i generi e da tutto il mondo. L’estrema varietà dei libri amplifica gli incroci spazio-temporali del quadro, rompendo tutti i confini e favorendo il più possibile il gioco delle libere associazioni. 

I partecipanti non vengono guidati nella lettura, ma sono invitati a esplorare liberamente i libri a disposizione, lasciandosi guidare dai libri stessi e dal loro richiamo.

L’immersione nella biblio-diversità fa sperimentare ai partecipanti la lettura non come un qualcosa che arriva dal di fuori e da fruire passivamente, ma come esperienza, vissuta pienamente con tutto il corpo, con le proprie conoscenze, interessi, predilezioni, ricordi, desideri.

La molteplicità dei modi con cui ciascuno si relaziona ai libri, alle immagini che vi sono contenute e all’esperienza della lettura, unita alla varietà delle risposte che i partecipanti trovano alle domande di partenza, restituisce l’inesauribile potere generativo delle immagini e delle loro commistioni e arricchisce il patrimonio immaginario individuale e collettivo.

Così come nel quadro c’è sì un santo che predica, ma ci sono tantissime altre storie che chi guarda può seguire con gli occhi e con l’immaginazione, è delle tante voci e libere associazioni dei partecipanti che il gioco si nutre.

Le casette

Una volta trovata la risposta alla domanda, i partecipanti collocano il libro dentro una delle casette di cartone che ci sono a disposizione. Il libro è tenuto aperto da due mollettone; su una di esse è riportata la domanda a cui il visitatore ha deciso di rispondere. Siccome sono tre domande, ogni casa può ospitare fino a tre libri. Uno stesso nucleo famigliare può per esempio usare per sé un’intera casetta.

Le casette – tutte uguali e uniformi, per riprendere l’idea delle “cornici di Brera” – sono sagome di cartone a forma di casa che si aprono, non a caso, “a libro”: aprire un libro è come aprire la propria casa, il proprio spazio domestico e quotidiano, per fare entrare le immagini, per metterle a dimora perché possano abitare per sempre la nostra memoria oppure perché soggiornino un istante presso di noi per poi tornare a vagabondare negli occhi altrui.

Si apre il libro come si apre una casa: come nel quadro dei fratelli Bellini, vicino e lontano, vero e finto, famigliare ed esotico coabitano lo stesso spazio. In ogni immagine possiamo sentirci contemporaneamente “a casa” e “altrove”.

La piazza

Una volta che una casetta di cartone è “abitata” da tre libri, viene fotografata e collocata accanto alle altre fino a costruire un cerchio, una piazza che riprende quella del quadro.

Questo passaggio finale è un ulteriore ritorno all’opera di partenza e al dialogo con la sala stessa, all’interno della quale viene ritagliato uno spazio metaforico nato grazie al contributo dei partecipanti.

Passare dalla casa alla piazza è passare dall’individuale al collettivo, da una dimensione intima, privata e solitaria della lettura (dei libri e delle immagini) a una pubblica e condivisa, dove le scelte personali si allacciano a quelle degli altri, dialogano insieme, accrescono il proprio valore grazie alla varietà e alla diversità degli sguardi.

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