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Pippo delle meraviglie

Pippo delle meraviglie 

Qui la mostra delle opere di Pippo non lo sa si è trasformata in una gallery permanente digitale!

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Pippo delle meraviglie

perché una libreria, un editore, una tenace illustratrice, alcuni autori, uno studio comunicazione, due scuole dell’infanzia con le loro maestre e tutti coloro che hanno disegnato, da Milano agli Stati Uniti, si sono messi in relazione creando un ponte tra il pubblico e il privato, tra la dimensione personale e quella collettiva

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perché questa idea funziona e genera valore con un gruppo di persone in sintonia, una buona comunicazione, 50 euro, 30 mq e il tempo delle persone che ci hanno creduto. E per lo stesso motivo questa idea è replicabile e reinventabile ovunque con la stessa manciata di ingredienti di partenza

perché a partire dai libri si può fare tutto

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perché lo sguardo sulla storia dell’arte ha spaziato dalle pitture murali paleolitiche delle grotte di Lascaux a Mirò, dagliaffreschi della basilica di San Vincenzo a Galliano a Mondrian

perché la sensibilità e la curiosità un bambino, accompagnati dallo sguardo luminoso di un adulto, sono stati attratti dalla crocifissione di Van Eyck tanto quanto dall’onda di Hokusai o da una ciotola di ciliegie di Picasso

perché abbiamo scoperto che anche a 3 anni si può disegnare il volto di Marilyn Monroe e a 70 Capogrossi

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perché ridisegnare, come ci raccontò Liliana Salone, è un modo per fermare le immagini e sentire in cosa ci appartengono. Attraverso l’incontro con i colori, le forme, i materiali e i soggetti, gli autori originali delle opere, famose o minori e di tutte le epoche, sono diventate persone vive. Giocare con la storia dell’arte diventa così un modo per imparare non solo a osservarla e conoscerla, ma anche valorizzarla e difenderla attraverso il sentire

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perché attraverso il lavoro delle maestre con i bambini abbiamo visto che la scuola può essere bellissima

perché questa arte ha giocato con l’idea di gratuità, generosità, trasversalità, autorialità, commercio, provando a scherzare e dare un’anima diversa a queste parole

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perché la carta a pallini per impacchettare le opere era di una raffinatezza e poesia incredibile.

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Qui il racconto dei Topipittori che a Spazio A, insieme Germana, Sara e ad amici e collaboratori, accoglievano il pubblico e vendevano le opere per le scuole mentre noi eravamo sommerse di gente in libreria!

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