Di cosa parlano i libri per bambini
Giorgia Grilli
La letteratura per l’infanzia come critica radicale
Donzelli 2021
“L’impulso istintivo a raccontare storie (e a raccontarle in parte in un modo che trascende la volontà, la coscienza e la conoscenza di chi narra) sarebbe dunque uno dei modi, forse il più potente, codificati in noi dall’evoluzione per esprimere, e così non perdere, il contatto con le nostre origini, con la nostra provenienza, con l’universo di forme e vita di cui non siamo, come umani, che una parte. Le storie ci riconnetterebbero con qualcosa che va al di là di noi e ci giungerebbero dal livello più profondo, antico e incontrollabile del nostro essere, un livello che per qualcuno è accessibile e finisce per coincidere con la voce narrante.
Non solo: alle storie sarebbero talmente altre rispetto alla sfera della nostra coscienza lucida (o logica) che si andrebbero a costruire quasi da sole, spontaneamente, e lo farebbero seguendo proprie regole e ricorrendo a motivi e immagini in qualche modo costanti, universali, tali da poter dire, secondo Booker, che in fondo, pur con tutte le varianti di superficie, non esistono che poche trame fondamentali a cui, anche senza volerlo o saperlo, narrando si torna sempre. (..) Il messaggio è che solo superando le barriere egocentriche e antropocentriche che nel corso dell’evoluzione ci hanno progressivamente alienato rispetto al resto dell’esistente potremo insieme realizzarci come individui e ritrovare quel senso di appartenenza al cosmo che abbiamo conosciuto e poi perduto. (..) La letteratura, quando è letteratura, non ha a che fare con l’insegnare regole e valori cari al sociale, né col perseguire a tutti i costi una ricercatezza formale, ma con la possibilità di rievocare – attraverso, immagini, metafore, finzioni _ la nostra natura più vera e più profonda, una natura che appare tanto più umana quanto più è contaminata con l’universo, quanto è meno ego-centrata. antropo-centrata e perfino, talvolta, socialmente integrata”.