Il fungo alla fine del mondo

Anna Lowenhaupt Tsing

La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo

Keller 2021

“Negli ultimi decenni molti tipi di studiosi hanno mostrato che inserire unicamente protagonisti umani nelle nostre storie non è solo una ordinaria deformazione dell’uomo; è un programma culturale legato ai sogni di progresso attraverso la modernizzazione. Ci sono altri modi per creare mondi. Gli antropologi, ad esempio, hanno evidenziato che chi caccia per sussistenza riconosce gli altri esseri viventi come “persone”, vale a dire protagonisti di storie. Certo, come potrebbe essere altrimenti? Eppure le aspettative di progresso sbarrano la strada a questa intuizione: gli animali parlanti sono per bambini e primitivi. Dal momento che le loro voci sono silenti, immaginiamo il benessere senza di loro. Li calpestiamo per avanzare; ci dimentichiamo che una sopravvivenza collaborativa richiede un coordinamento tra specie”.

“Le specie non costituiscono sempre la giusta unità di base per raccontare la vita della foresta. Il termine “multispecie” ne è soltanto un sostituto temporaneo per andare oltre l’eccezionalismo dell’uomo. A volte sono i singoli organismi i responsabili di interventi drastici. E a volte unità molto più ampie illustrano meglio un’azione storica”.

“Uno degli aspetti più miracolosi delle foreste è che a volte tornano a ricrescere dopo esser state distrutte. Potremmo definirla resilienza, o risanamento ecologico, e trovo utili questi concetti. Ma se ci spingessimo persino oltre pensando a una rinascita? La rinascita è la forza della vita della foresta, la sua capacità di spargere i semi e distendere radici e stoloni per riprendersi luoghi che sono stati deforestati. Ghiacciai, vulcani e incendi sono solo alcune delle sfide a cui le foreste hanno reagito con la rinascita. Anche agli oltraggi umani hanno risposto con una rinascita. Da diversi millenni la deforestazione umana e la rinascita delle foreste hanno reagito reciprocamente”.

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Si dice che, dopo la bomba atomica su Hiroshima, la prima forma di vita a spuntare in quel paesaggio devastato sia stato un matsutake. Si tratta di uno dei funghi commestibili più ricercati dell’Asia: non cresce solo in Giappone dove raggiunge prezzi astronomici, ma anche in varie aree dell’emisfero boreale. Questo fungo dall’odore intenso ed evocativo non può essere coltivato e preferisce crescere su terreni e foreste perturbati dalla presenza umana. Il racconto di Anna Lowenhaupt Tsing – ormai diventato un classico – ruota attorno a questi ricercatissimi funghi, offre approfondimenti e spunti che vanno ben oltre l’ambito micologico, e pone una domanda essenziale: cosa riesce a vivere tra le rovine che abbiamo generato? Esplora angoli inattesi e inconsueti del commercio del matsutake e ci conduce tra buongustai giapponesi, commercianti, combattenti hmong, guide naturalistiche finlandesi, abitanti della costa pacifica degli USA e altro ancora. Compagni di viaggio che ci permettono di perderci e sorprenderci tra ecologie fungine e storie forestali e che ci fanno sperare nella possibilità di una convivenza collaborativa tra specie in un’epoca di massiccia devastazione umana.