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Al museo in un libro

6 Ottobre 2020

Due albi senza parole si passano il testimone attraverso il gesto di un bambino che trascorre un’intera giornata al museo.

Con My museum (Joanne Liu, Prestel 2017) siamo in un grande museo di arte contemporanea dall’aria newyorkese. Sembra di stare nel regno dell’incomprensibile dove è facile annoiarsi di fronte alle gocce di vernice di Pollock, alle geometrie di Mondrian o alle sculture di Henry Moore. Eppure di fronte all’astrazione, il bambino risponde con la stessa spontaneità e libertà espressiva dei pittori delle avanguardie.

Si fa strada con il sorriso, trovando l’arte dappertutto: sulle facce dei visitatori in contemplazione, su un braccio tatuato come un vaso di porcellana decorato, lungo le strisce lasciate da una lumaca che seguono le linee di Cy Towbly, nel riprodurre le stelle di Calder su un vetro e in molti altri dettagli e gesti seminati nello spazio.

Il museo è un’esperienza di visione, movimento e relazioni a tutto tondo che ci accompagna fuori alla scoperta di altre meraviglie, connessioni e analogie con l’indice teso come un radar.

 

Con Explorers (Matthew Cordell, Clichy 2020) siamo ancora a New York, dal mattino alla sera al museo di storia naturale insieme a una giovane famiglia.

“Esplorare”, non “visitare” un museo.

Fa da guida un areoplanino comprato da un homeless prima dell’ingresso: in mezzo a persone di tutte le età e da tutto il mondo, due fratelli inseguono il suo volo magico tra dinosauri e antiche civiltà.
Una corsa in punta di dito, dove si sfiora il passato per incontrarsi nel presente in mezzo a un giardino dove volano farfalle di tutte le specie.

Ritroviamo l’esperienza della diversità in un palmo di mano con Muséum pop up. Une visite au Jardin des Plantes de Paris (Dominique Ehrhard e Anne Florence Lemasson, Les Grandes Personnes 2019).

Molto più che un souvenir, è un’affascinante wunderkammer d’altri tempi che riproduce in un museo in miniatura le gallerie più interessanti: la collezione delle pietre di Roger Caillois, la stanza di paleontologia e anatomia comparata, quella dell’evoluzione e di botanica.

Da non confondere con un esercizio di stile, è un salto nel tempo per entrare in contatto con la bellezza e la memoria della varietà del pianeta grazie alla narrazione, all’arte e alla ricerca.

Di tutt’altro registro il Museum di Javier Sàez-Castàn e Manuel Marsol (Orecchio Acerbo 2019) ti guarda negli occhi: il museo ti ri-guarda!

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