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Primavera intensa per SpazioB**K: la fiera di Bologna, il film “La vocazione di perdersi” che viene alla luce, incontri in libreria, corsi in giro per l’Italia.
Nonostante l’immersione lavorativa con Topipittori e A buen Paso, dove curiamo da più di dieci anni il loro stand in fiera, Bologna è un R E S P I R O, come scrive Mimmo Paladino in forma di sculture- ideogrammi alla mostra alla Fondazione Palazzo Boncompagni.
A Sala Borsa Bologna, nel contesto del convegno internazionale L’Oeil du monde e al Museo Tolomeo di Bologna, abbiamo presentato per la prima volta il nostro film.
Eravamo troppo emozionati per fare una foto alla proiezione e ritrarci tutti insieme.
Eravamo emozionati perché la prima volta è sempre la prima volta.
Perché condividere è fantastico e quando accade così in grande fa anche tremare la voce.
Perché la prima persona che ci ha fatto cambiare sguardo è stata Nicoletta Granatieri, che tanti anni fa nella nostra libreria ci raccontò che “in Italia non esiste una narrazione dell’esperienza di lettura” e da lì abbiamo sentito che quella sarebbe stata la nostra strada: progettare e allestire esperienze e raccontare la relazione che si crea tra libri e lettori in quei contesti.
Perché nel film si vedono tante persone che guardano il mondo attraverso i libri e i libri con cui questo accade in modo più significativo sono di Katsumi Komagata e a lui va il nostro pensiero.
Perché nello spazio tra i libri illustrati e i lettori e i libri e il mondo ci siamo tutti noi.
Noi che da venti anni lavoriamo con i libri e da 12 abbiamo la nostra libreria SpazioB**K insieme a Schienepelose, gli amici più cari che lavorano con noi Elisa Zappa e Paolo Colombo, i registi Francesco Clerici e Mattia Colombo che ci hanno accompagnato e guardato e creato un nuovo sguardo, tutti coloro che abbiamo incontrato in Sala Borsa e in tutti questi anni di esperienze con i libri, i nostri produttori senza i quali il film non sarebbe stato possibile, Topipittori e Vanvere, Edizioni Fioriblu e Loredana Farina.
Anche al Museo Tolomeo, qualche giorno dopo, pochissime foto tengono memoria delle prime proiezioni aperte: troppa vita intorno!
Grazie a tutte le 120 persone che sono venute a scoprire con noi il lavoro straordinario di Fabio Fornasari e i suoi collaboratori che in occasione del “cinema” al museo hanno allestito un atelier con i libri illustrati “tradotti” in forma tattile per chi ha disabilità visive e ci hanno accolto nella “biblioteca del buio”.
Il ponte tra noi e il museo sta nel terreno in questa esperienza di lettura con il corpo che rende vivi e accessibili i libri per tutti.
Ora il film inizia a prendere la sua strada, attraverso sensazioni reazioni e pensieri tra i più diversi.
“La vocazione di perdersi” andrà dove lo porterà il vento.
Abbiamo sparso semi, solleticato suggestioni, aperto domande, questa è la cosa più bella che avvertiamo.
Per tutte le info, commenti, dubbi, riflessioni, proposte, idee, voli pindarici scriveteci a info@spaziobk.com!
Un giorno a Milano e si riparte per Prato per il festival “Un prato di libri” che ha ospitato al Cinema Terminale la proiezione del film e l’esperienza di formazione “Salti di gioia” al Museo del Tessuto.
Prato, Cinema Terminale = 234 km.
Per ogni chilometro, andata e ritorno, un pensiero speciale per ognuna delle 11 persone che sono arrivate con un sole d’agosto alle 15 del sabato, da pochi metri o 1 ora di autostrada, in un cinema-gioello d’altri tempi.
In particolare tre incontri magici: i servizi educativi del comune, la biblioteca Lazzerini e Cinefilante progetto educativo per l’ infanzia al cinema.
Con una folla o con un una manciata di persone, ogni viaggio chiede responsabilità, energie, accoglienza per ogni incontro e ogni incontro, anche piccolissimo, apre altre strade, a volte invisibili, ma molto resistenti.
Dentro e fuori dalle cose, dal cinema al Centro Pecci, imperdibile. Un museo circolare dove tutte le cose si incontrano in movimento.
Ultima tappa del nostro viaggio al Museo del tessuto di Prato per l’esperienza di formazione “Salti di gioia”, nata con il festival Tocatí di Verona e ora in dialogo con il nuovo contesto : 9 isole con esperienze di lettura allestite lungo il percorso museale e un grande cerchio finale in aula didattica per condividere i libri che hanno fatto impazzire dalla gioia i 27 partecipanti che sono stati con noi a esplorare il piacere di leggere in tutte le forme (insegnanti di ogni grado, medici, librai, storici dell’arte, educatori e responsabili dei servizi museali e psicoterapeuti).
“Non provare a comandarla la gioia, non è un dispositivo da attivare”, scrive in versi Gianluigi Gherzi in Alfabeti della gioia, Anima mundi 2022.
Cerchiamo sempre di dare dei compiti ai libri illustrati, in modo chiaro o implicito, per far si che siano utili a qualcosa di più o meno importante. Ma cosa succede, se a fianco di ciò che facciamo sempre, proviamo a sperimentare altri modi di leggere dove alleggeriamo questo carico che mettiamo sulle spalle dei libri?
“Mi han detto di prenderla in allegrezza”, scrive in forma di aforisma un anonimo utente del laboratorio La zanzara in Un’ora al giorno almeno bisogna essere felici, Add 2015
Quando riscopriamo il piacere di leggere in libertà accadono tre cose:
ci mettiamo in ascolto dei libri, tornando a riscoprire direttamente la voce delle fonti, ancora prima di interpretarli per un fine e aggiungerci la nostra voce;
ci mettiamo più facilmente in ascolto di ciò che ci piace e ci connette con noi stessi e il nostro ritmo;
ci mettiamo in ascolto degli altri, scoprendo altro da noi.
Nel libro Una storia della gioia collettiva, Eleuthera 2024, l’antropologa Barbara Ehrenreich ripercorre la storia e il rischio della scomparsa dei momenti di festa ed estasi collettiva, sottolineando nel finale quanto questa dimensione di piacere e condivisione apra a tre trasformazioni: la festa è antigerarchica e fa scomparire i confini tra le persone; crea conoscenza diretta e non mediata degli altri rafforzando la possibilità di creare legami affettivi forti che favoriscono la solidarietà; rappresenta il motore per il cambiamento sociale perché genera cura e responsabilità.
Anche l’educazione alla lettura aspetta un ritorno alla festa, alla “gioia”, all’ “allegrezza”per facilitare le trasformazioni di cui Barbara Ehrenreich vede la scomparsa: alleggerire i confini tra chi legge e chi ascolta; incoraggiare la relazione in tutte le direzioni; promuovere il cambiamento sociale dal basso.
Ed è così che, leggendo insieme al museo, scopriamo o ci domandiamo di nuovo ciò che ci fa felici, attraverso quali porte entriamo nei libri illustrati, che cosa portano a galla dentro di noi e intorno a noi, che idee ci fanno venire in mente da portare nei nostri contesti di riferimento, che suggestioni raccogliamo dagli altri per immaginare altro ancora.
Ma è anche “l’occasione semplicemente per riconoscere il miracolo di esistere tutti insieme”, come chiude il saggio della Ehrenreich, o “sapere che non siamo mai stati distanti”, come racconta una delle partecipanti leggendo Felicità è una parola semplice, Arianna Papini, Camelozampa 2021.