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Figli o non figli, a un certo punto tutti si trovano ad avere a che fare con i bambini. I bambini che siamo stati nell’infanzia, quelli a cui abbiamo dato vita, quelli che frequentiamo in famiglia o per lavoro.
I bambini (essere bambini) sono dei punti interrogativi, spesso ci fanno gettare la spugna e rimangono un mistero fino a quando le risposte arrivano, in ritardo.
I bambini portano domande, quelle da rivolgere a loro (con il corpo o con la parola a seconda delle fasi di sviluppo) e quelle a cui siamo chiamati a rispondere.
Educare, noi stessi e gli altri, passa attraverso questo incrocio infinito di domande.
In questa prospettiva i libri rappresentano una risorsa potentissima per coltivare relazioni educative in tutte le direzioni, tanto che alcuni libri illustrati fanno esplodere questa potenzialità mettendo al centro della narrazione il processo interrogativo.
“Ogni libro è un dialogo, tra autori e lettori, tra un lettore e l’altro, tra noi stessi e le nostre idee” dichiara la casa editrice portoghese Planeta Tangerina in apertura del catalogo di libri illustrati per bambini del 2020. E il libro che apre la nuova collezione è proprio di sole domande: a che serve un paio di forbici? E un rinoceronte? Un sogno? Un quadro in un museo? E a che cosa serve domandare?
Vent’anni fa Antje Damm, autrice e illustratrice tedesca, aveva pubblicato un piccolo libro quadrato, ora introvabile in Italia, che ha fatto il giro del mondo: Fammi una domanda! 108 domande per parlare un po’ insieme.
Per ogni domanda su fondo colorato è associata un’immagine di diverso genere: una fotografia reale o inventata, un’illustrazione, un disegno, un collage, un’opera d’arte..tante domande quante le possibili rappresentazioni.
Le risposte sono affidate al lettore o al dialogo tra i lettori che useranno il libro come un’occasione di condivisione.
Con un registro più ironico, l’autrice tedesca Katrin Stangl compone un’enciclopedia delle domande dalle sfumature impossibili che i bambini rivolgono con curiosità, e un pizzico di sfida, ad adulti fuori campo.
Se dessimo davvero libertà di parola ai bambini, quali domande ci sentiremmo fare? E le risposte sono così scontate? Davvero non si può fare la cacca in due sul water e dormire con gli stivali di gomma?
Se la risposta è no, l’argomentazione, di fronte a un libro così, deve essere molto convincente!
Io ti domando titola Giusi Quarenghi la sua immensa riscrittura della Bibbia, dal greco antico βιβλίον, plurale βιβλία biblìa, che significa “libri”. I libri aprono domande su tutte le cose che abbiamo intorno e dentro di noi, visibili e invisibili, materiali e spirituali.
«Per quanto ne sappiamo, noi umani siamo gli unici esseri sulla Terra a interrogarci su chi siamo e perché siamo, su cos’è il mondo, sul come e sul perché delle cose. Abbiamo cominciato a farlo molto, molto tempo fa. Al nostro domandare e cercare di capire abbiamo spesso dato forma di storie. Incominciate tanto tempo fa, passate per una catena infinite di orecchie e di bocche, quelle storie sono ancora in cammino, con le domande che le hanno originate. Continuano a raccontare e a cercare. Attorno all’uomo e a Dio. Dio. Che cosa vuol dire, Dio?»