Cosa dice di una persona un post-it arancione con scritto in biro rossa «prosecco e biscotti»? Quanta angoscia si nasconde dietro un quadratino di carta dai bordi strappati che recita «mancano torte»? Chi mai può scrivere al proprio partner un bigliettino a forma di cuore che dice: «Ricorda che ti amo e ti amerò sempre! P.S. È finito il latte»? Quelle che Giulio Castoro ha raccolto in queste pagine non sono semplici liste della spesa, ma veri e propri autoritratti inconsapevoli: testi anonimi nati con la sola funzione di ricordarci cosa comprare, scarabocchiati sul primo foglietto a portata di mano e destinati a essere cestinati l’attimo dopo il loro utilizzo; eppure allo stesso tempo testi capaci di narrare, attraverso un’emoticon di accompagnamento o una grafia sbagliata, con la scelta di un aggettivo raffinato o di una frase secca, un mondo. Un mondo spesso ignoto al suo stesso autore. A volte rassegnate, a volte comiche, a volte addirittura struggenti, ma sempre rivelatrici, le 150 liste della spesa che Castoro ha raccolto in giro per l’Italia con l’energia dell’archeologo e il piglio del sociologo sono un variopinto catalogo di quello che le luci abbaglianti di un supermercato fanno emergere della nostra interiorità. Divisi in sette categorie in base all’identità degli acquirenti – dai single alle coppiette, dai bambini agli anziani -, gli elenchi che compongono “Prosecco, pannolini e pappa per il gatto” sono un invito a cogliere i dettagli con cui ci mostriamo e ci raccontiamo. Perché in quelle bizzarre poesie estemporanee vergate su pezzi di calendario e fogli a quadretti stropicciati c’è molto più di quanto scriviamo; c’è forse, anzi, proprio ciò che di noi non siamo in grado di spiegare.