Raccontare è come ballare
Cesare Pavese
Wudz 2024
Che cosa fa un racconto, una poesia? Di cosa è capace la cultura che sa toccare le corde di tutti? Una collezione di saggi di Cesare Pavese sui miti e i simboli per danzare insieme alla festa del nostro futuro.
“Tutti siamo creatori, in quanto interpreti di noi e del mondo. E per ciò diremo che i simboli, le scoperte-ricordo della nostra sostanza, sono bensì un fatto di gusto, ma di gusto attivo, sono la risposta del nostro istinto alle sollecitazioni della cultura. Può darsi che la scala-finestra fosse quella della scuola dove sono passati i primi anni e frequentati, sia pure con sofferenza, i poeti, ma ciò che in essa contava e conta ancora è il cielo vuoto e immemoriale.
Non dunque il privilegio di chi fa della poesia è questo tesoro di simboli, che pure a far poesia sono indispensabili, ma bagaglio sovranamente umano, necessario a serbare la coscienza di sé e insomma a vivere”.
“Che cosa sarebbe la fine del giorno e l’indomani e l’avvenire se sparissero i simboli, se svanisse il mistero, se la notte non fossimo soli. Saremmo più morti dei morti. Ignoreremmo di volere qualcosa. Ingoreremmo che il prossimo – la città la donna – essendo soltanto mistero, attende da noi la percossa e la mano, attende di essere svegliato e tormentato, messo di fronte al suo dolore e al suo mistero. Se fosse possibile distruggere tutti i simboli, tutti in simboli, distruggeremmo soltanto noi stessi. Possiamo scoprirne di sempre più ricchi, più sottili, più veri, possiamo sostituirne, non negare la volontà che c’è sotto, la volontà avversa, la selva. In essa abbiamo il sangue, il respiro, la fame”.