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La guerra

12 Ottobre 2020

A inizio dell’anno scolastico, in occasione della festa Siamo fuori! Hai visto un re? 2020 il maestro Franco Lorenzoni ha raccontato come la pandemia abbia portato allo scoperto le nostre fragilità chiamandoci a inaugurare un decennio legato alla cura.

Durante una lezione una studentessa chiese a Margaret Mead quale fosse il segno dell’inizio della civiltà in una cultura antica e l’antropologa rispose indicando un femore rotto e guarito, la prima forma di attenzione e aiuto per l’altro. Prendersi cura è l’opposto della guerra e in questa prospettiva la scuola ha la necessità di ripensare alle priorità da insegnare: l’equilibrio con il pianeta e la convivenza.
Chissà se arriverà sui banchi di scuola La guerra di José Jorge Letria e André Letria, padre scrittore e figlio illustratore ed editore della casa editrice portoghese Pato Logico.

Un libro illustrato che ha avuto riconoscimenti internazionali ed esce in Italia con Salani  nella traduzione libera di Vivian Lamarque, ma che rischia di passare inosservato per chi vive la guerra da lontano nella memoria e nella geografia, di essere vittima di retoriche sulla pace, di venir letto solo ai più grandi perché le immagini sono troppo cupe e il testo troppo lapidario.

“La guerra non è mai stata capace di raccontare storie” recita il testo originale.

Eppure se ognuno sostituisce “la guerra” con la parola che più lo fa soffrire (freddezza, indifferenza, crudeltà, violenza, razzismo, …), quali nuove storie nascono nell’incontro con tutte le sfumature del dolore, della sofferenza e della rabbia ma anche del riscatto, della lotta e del coraggio?
Un libro per uscire dal silenzio, un inno alla letteratura che invita andare oltre la metafora per abbracciare la realtà dando un nome precisissimo alle cose che viviamo.

Qualche anno fa lo scrittore indiano Amitav Gosh aveva denunciato il silenzio della letteratura nel parlare del cambiamento climatico, leggendolo come il fallimento dell’immaginazione di un’intera cultura, colpevole di una “grande cecità” nel nascondere la realtà nell’arte e nella letteratura contemporanee.

Gli scrittori chiedono anche alla letteratura per l’infanzia di chiamare la guerra per nome per prendersene cura. La guerra cerca contesti quotidiani in cui prendere parola come liberazione, ponte di comunicazione e rigenerazione.

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