Pubblicato in prima edizione a Stoccolma nel 1746 per i tipi di Lars Salvius, il trattato “Sponsalia plantarum” nel frontespizio è accreditato a Johan G. Wahlbom, ma non vi sono dubbi circa la paternità di Linneo, di cui Wahlbom era studente. L’opera ha lo scopo di dimostrare che i vegetali, proprio come gli animali, si riproducono per via sessuale (mediante la fecondazione dei fiori femminili da parte del polline, o pulviscolo, maschile) in contrasto alle più diffuse e accettate teorie dell’epoca. L’aver attribuito una vita sessuale, e dunque organi genitali, alle piante, anche attraverso accostamenti espliciti con la sessualità umana procurò a Linneo un’accusa di blasfemia che rischiò di rovinarne la carriera e la reputazione. Nel dettaglio, lo scritto linneano poggiava su scoperte di botanici a lui quasi coevi come Millington, Grew, Camerarius, Morland, Vaillant, Blair, fornendo tuttavia una serie di contributi originali che nel corso dei decenni successivi all’uscita dell’opera si rivelarono decisivi per l’accettazione da parte della comunità accademica della teoria in essa sostenuta. Soprattutto si tratta di un testo basilare perché proprio sull’osservazione di stami e pistilli si fonda il sistema di classificazione delle piante proposto da Linneo e ampiamente seguito nei secoli successivi (oggi permane, infatti, l’uso di definire una pianta attraverso la pratica nomenclatura binomiale che ne contempla genere e specie). “La fioritura deve essere considerata l’esito di un accoppiamento sessuale e a buon diritto gli antichi sostenevano che il fiore esprimesse la gioia e la passione dei vegetali.” (Carlo Linneo).