«Noi scrittori – soprattutto gli scrittori per bambini ma un po’ tutti – abbiamo un obbligo nei confronti dei nostri lettori: l’obbligo di scrivere cose vere, un obbligo importante soprattutto quando creiamo storie di persone che non esistono in posti dove non sono mai stati; dobbiamo aver chiaro che la verità non sta in quello che succede ma in quello che racconta di noi. Le storie sono bugie che raccontano la verità, alla fin fine. Abbiamo l’obbligo di non annoiare i lettori, e di costringerli invece a girare pagina, una dopo l’altra. (…) Abbiamo però l’obbligo di non predicare, non fare lezione, non ingozzare a forza i nostri lettori con una morale e dei messaggi omogeneizzati; (…) e abbiamo l’obbligo di non scrivere mai, per nessun motivo qualcosa per i bambini che noi stessi non avremmo mai voluto leggere».