“Che senso avrebbero i musei senza pubblico? A volte però, sembra che questi luoghi non siano pensati per accogliere: spesso ci sono troppe opere e troppi oggetti, non di rado le spiegazioni sono poche ed eccessivamente tecniche, gli orari sono oggettivamente scomodi; come se le esposizioni fossero progettate per professionisti che già conoscono quello che vanno a vedere, e non per persone curiose e disponibili ma con una formazione meno specialistica. Esagerato? Non troppo se nel corso di un anno solo tre italiani su dieci entrano in un museo, e di questi la maggior parte una volta sola. Eppure i musei sono un’immensa risorsa di scoperte e di emozioni, un patrimonio di racconti e curiosità da approfondire. Basta non avere soggezione del pregiudizio di un’istituzione noiosa e polverosa, essere consapevoli che la visita non è un compito da svolgere ma un’esperienza autonoma e libera dove è possibile scegliere cosa guardare e come farlo, dove la curiosità personale deve guidare il percorso. “Al museo” si propone come una sorta di guida per aiutare a superare le asperità piccole e grandi che si possono incontrare nella visita di un’esposizione museale, permanente o temporanea che sia. Sono suggerimenti spesso pratici, espressi in parte da altri visitatori e viaggiatori, stimoli e informazioni provenienti dalla letteratura scientifica o da episodi della cronaca, ma anche esperienze dirette. Il museo non è uno spazio neutro, ma l’espressione delle strutture politiche, sociali ed economiche che hanno accolto il pensiero dominante: è importante che i visitatori siano consapevoli del loro ruolo, che abbiano confidenza e sicurezza con questa istituzione per contribuire a renderla sempre più inclusiva, rispettosa e rappresentativa di tutte le componenti sociali”.